In
una delle tante pagine miniate del prezioso codice Dioscurides
Neapolitanus compare una pianta avvolta in un alone di mistero: la Mandragora. Il
prezioso scritto ci testimonia
l'opera di Pedanio Dioscoride, medico greco vissuto nel I sec. d.C. e
rappresenta quasi un moderno manuale in cui si parla dell'efficacia terapeutica
delle sostanze naturali animali, vegetali e minerali. Da notare la forma
antropomorfa disegnata per rappresentare la mandragora e le sue radici,
addirittura nella variante maschio e femmina.
La mandragora è una pianta
appartenente alla famiglia delle Solanaceae. Ci sono due varietà: quella
autunnale (fiori viola azzurri) e quella primaverile (fiori bianchi rosa). E’
perenne, alta circa 15 cm con una grande radice fusiforme e ramificata. E’ una pianta senza fusto, spontanea ma rara,
che cresce lungo le siepi, in campi aridi e incolti. Non è commestibile in
quanto contiene alcaloidi tossici che provocano alterazioni cardiache, nausea,
diarrea, allucinazioni, delirio e confusione mentale. La storia della
mandragora attraversa i secoli, i libri e le leggende e proprio la forma “umana”
della sua radice le ha affibbiato poteri soprannaturali ed esoterici in molte
tradizioni popolari. La mandragora costituì uno degli ingredienti principali
per la maggior parte delle pozioni antiche. La leggenda narra che all’origine
della mandragora c’era un uomo impiccato ingiustamente che nel momento della
morte lasciò cadere sul suolo il suo seme, da cui prenderebbe vita la discussa
pianta. Proprietà anestetiche e antitetaniche, virtù afrodisiache e rimedi per
sterilità erano solo alcune delle qualità magiche attribuite ad essa. Magia e
alchimia, che come sempre si incontrano, hanno a lungo utilizzato la mandragora
nel Medioevo, considerando la pianta un incrocio tra regno vegetale e regno
animale. Essa è l’anello di incontro tra l’animato e l’inanimato. La pozione
magica più famosa che ha come ingrediente la mandragora è quella per alleviare
i dolori delle gestanti. La radice va posta in una ciotola di latte fresco
sotto al letto della paziente e nutrita ogni giorno con due gocce di sangue.
Oltre alle sue virtù, vere o presunte, rimane comunque il fatto che essa è una
pianta tossica e potenzialmente mortale. Già nell’antichità era considerata
letale tanto che iniziò a girare la leggenda del pianto della mandragora,
pianto di un demone ritenuto in grado di uccidere un uomo e per tale motivo c’era
un vero e proprio cerimoniale (eseguito la notte tra venerdì e sabato, con
danze, litanie e senza vento in volto) per estirpare la pianta. Si usava tracciare tre
cerchi con un ramo di salice attorno ad essa, legarla con un filo nero e
allacciarlo al collo di un cane, in modo che il maleficio del demone colpisse
l’animale, consentendo così al
proprietario di cogliere indisturbato la mandragora. Una volta colta era
possibile utilizzarla in varie maniere: per conciliare il sonno date le sue
virtù soporifere, come portafortuna in amore, come calmante per i dolori del
corpo associata ad altre erbe medicali, come base per unguenti, ricette e
pozioni. Io tempo fa riuscii ad entrare in possesso dei semi di mandragora, li
piantai, ma non mi nacque nulla purtroppo. Ci riproverò in futuro. Che la
pianta abbia delle virtù questo è innegabile, per tutto il resto che si
racconta che ognuno creda a ciò che vuole.La Bibliotecaria
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