venerdì 16 marzo 2012

LIBRI ANTICHI 2. Il Necronomicon


Howard Phillips Lovercraft nacque il 20 agosto del 1890 a Providence nel Rhode Island. Scrisse racconti, romanzi, liriche e saggi nell'ambito della narrativa fantastica e dell'orrore con il quale ottenne, a posteriori, un discreto successo.   
A lui viene attribuita la stesura del libro “Necronomicon”. Frutto della sua fantasia o frutto dell’ispirazione proveniente da un vecchio manoscritto realmente in suo possesso, scritto dal folle arabo Abdul Alhazred?
In tempi recenti data la crescente popolarità del libro e l'enorme domanda registrata presso i bibliotecari, molti scrittori presero in considerazione la possibilità di reinventarlo.
Il Necronomicon è considerato il più potente libro di magia nera mai esistito ammessa la sua esistenza. Un grimorio così importante non può essere solo leggenda.
Ma capiamo meglio chi è Howard P. Lovercraft. Figlio unico di una famiglia agiata e benestante, perde a soli otto anni il padre, rappresentante di commercio, vittima della sifilide. Rimane così con l’ossessiva madre e le zie subendo un trattamento eccessivamente protettivo forse per la paura che potesse fare la stessa fine del padre. Ma un altro lutto colpisce la famiglia, la morte del nonno materno, duro colpo anche sul piano economico, dato che con la sua scomparsa si interrompono le attività commerciali che egli portava avanti di persona. Tuttavia, un bene prezioso il nonno  lascia a Lovecraft: la sua estesa biblioteca ricca di libri antichi e di classici, in cui il giovane può immergersi e divagare grazie alla sua accesa fantasia e sensibilità. Ed ecco la chiave di volta del mistero: biblioteca ricca di libri antichi. Il nonno commerciava ed in quegli anni era diffusissimo l’accaparrarsi testi antichi o presunti tali. E’ probabile che una copia del libro tradotto da un certo Wormius sia finito in America e da lì nella biblioteca del nonno di Lovercraft e che abbia ispirato la produzione dello scrittore.
Howard Lovercraft morirà per malattia nel 1937 a Providence e la sua produzione letteraria vedrà il successo dopo la sua morte.
Winfield Lovecraft invece era il padre di Howard ed era membro del ramo egizio della Massoneria, fondato o almeno reso pubblico da Alessandro, conte di Cagliostro, impostore e manipolatore di forze occulte.
In seguito a straordinarie scoperte archeologiche effettuate nell'Iraq sud orientale, a Kut-al-Amara, piccolo centro agricolo dell'Iraq sud-orientale sul fiume Tigri (l'antica Kutu, città di origine sumera consacrata alle divinità ctonie; è stata dal 1987 oggetto di scavo da parte di una spedizione del Centro Scavi di Torino per il Medio Oriente e l'Asia), nel 1990, gli archeologi rinvennero, poco fuori di Kutu (ferocemente distrutta intorno al VII secolo a.C. per ordine del re assiro Sannacherib), un tempio sotterraneo perfettamente conservato. Nel sancta sanctorum di questo tempio, che aveva la forma di uno ziqqurat rovesciato, oltre ad altro materiale di rilevante interesse archeologico, è stata rinvenuta una grande quantità di tavolette di argilla contenenti interessantissimo materiale letterario in lingua sumera. Dopo varie vicissitudini, tali tavolette, ribattezzate immediatamente come le "tavolette di Kutu" sono state tradotte dal professor Venustiano Carranza, docente di paleografia semitica all'Università di Città del Messico, una delle massime autorità mondiali nel campo dell’assirologia. I risultati a cui ha portato questa traduzione sono stati a dir poco sconvolgenti; è stata confermata un'ipotesi, che collega i Miti di Chtulhu alla religione e mitologia sumero-babilonese.
È stato individuato nel corpo di una corrotta edizione del Poema della Creazione babilonese, l'Enuma Elish, contenuta nelle tavolette di Kutu, numerosi riferimenti ai cosiddetti "Grandi Antichi": Azatoth, Yogsothoth, Hastur, Nyarlathotep, Shub-Niggurath.
Il contenuto delle tavole di Kutu, secondo l'eminente studioso messicano, si era irradiato nella cultura occidentale ben prima dell'VIII secolo d.C., secolo a cui Lovecraft aveva datato la scrittura dell'Al Azif da parte di Abdul Alhazred.
È stata dimostrata, quindi, l'esistenza di una sorta di Proto-Necronomicon, di una formulazione epico-magico originaria, databile probabilmente intorno al 1000 a.C. che costituisce il complemento del grimorio decriptato da Turner dal codice del mago e negromante John Dee.
Intorno al 1927, Lovecraft scrisse (non con intenti di pubblicazione, ma come uno scherzo a beneficio degli amici e corrispondenti più intimi) una breve "storia editoriale" del Necronomicon, che si diffuse immediatamente tra gli appassionati del fantastico, ottenendo una fama ben al di là delle intenzioni del suo autore. È qui riportata la versione integrale della prefazione al Necronomicon: “ Ascolta ciò che ti dice Abdul Alhazred: gli Antichi Dèi han posto i Maledetti in sonno. E chi manipola i sigilli e i dormienti ridesta, è maledetto anch'egli. E dico ancora: qui chiuse son le càbale in cui s'asconde il torbido potere d'infrangere i sigilli millenari che serrarono Cthulhu e la sua orda. Ho perso tutta la vita per delucidarle. La notte s'apre sull'orlo dell'abisso. Le porte dell'inferno sono chiuse: a tuo rischio le tenti. Al tuo richiamo
si desterà qualcosa per risponderti. Questo regalo lascio all'umanità: ecco le chiavi.
Cerca le serrature: sii soddisfatto. Ma ascolta ciò che dice Abdul Alhazred: per primo io le ho trovate: e sono matto.”
A me ricorda la leggenda in cui Zeus imprigionò i Titani nel centro della Terra.
All'interno è possibile trovare tutta una serie di formule magiche per evocare i demoni e altre forze diaboliche. Si dice che, nella versione originale, le pagine e le relative rilegature siano di pelle umana prelevata da corpi di persone uccise dalla stregoneria. Inoltre, pare che la lettura a voce alta di tale lettura possa evocare spiriti maligni e che alcune persone dimenticatesi delle cautele abbiano letto tale libro ad alta voce diventando poi vittime di incidenti orribili, quindi non leggete ad alta voce!:)
Per questo, si dice che esistano poche copie di questo libro e che vengano custodite in famose biblioteche tra cui quella Vaticana, nella sezione segreta.
Questo non è un libro destinato al pubblico ed è stato stampato principalmente per essere messo a disposizione di studiosi dell'occulto e sembra che le informazioni in esso contenute siano state riferite all'autore da forze soprannaturali.
Il titolo originale dell'opera è "Al Azif", dove "Azif" è l'allocuzione usata dagli arabi per indicare gli strani suoni notturni (dovuti agli insetti) che si supponevano essere l'ululato dei dèmoni.
L'autore è Abdul Alhazred, un poeta folle di Sanaa, capitale dello Yemen, che si dice sia vissuto nel periodo dei Califfi Ommiadi, nell'VIII secolo dopo Cristo. Fece molti misteriosi pellegrinaggi fra le rovine di Babilonia e le catacombe segrete di Memphis e trascorse dieci anni in completa solitudine nel grande deserto dell'Arabia meridionale, il Raba El Khaliyeh, o "Spazio vuoto" degli arabi antichi; e nel Dahna, o "Deserto cremisi" dei moderni, ritenuto dimora di spiriti maligni e mostri mortiferi. Di questo deserto, coloro che pretendono di averlo attraversato, narrano molte storie strane ed incredibili.
Nei suoi ultimi anni, Alhazred abitò a Damasco, dove della sua morte avvenuta nel 738 d.C. , Khallikan, biografo del dodicesimo secolo, narra che “venne
 afferrato in pieno giorno da un mostro invisibile e divorato in maniera agghiacciante di fronte ad un gran numero di testimoni gelati dal terrore”.
Anche la sua follia è oggetto di molti racconti. Egli affermava di aver visitato la favolosa Irem, la Città dalla Mille Colonne, e di aver trovato fra le rovine di un innominabile villaggio desertico le straordinarie cronache ed i segreti di una razza più antica dell'umanità. Aveva trovato certamente testi antichi. Non seguiva la religione musulmana, ma adorava delle Entità sconosciute che si chiamavano Yog e Cthulhu Ma quale strada seguì la sua opera?
Lo scritto di Alhazred venne diffuso in segreto, tradotto in greco dal bizantino Fileta con il titolo di “Necronomicon” ossia “Libro delle leggi che governano i morti”. Libro scomodo venne soppresso e bruciato intorno al 1050 dal vescovo Michele, patriarca di Costantinopoli.
Nel tardo Medioevo (1228), il danese Olaus Wormius ne fece una traduzione latina, basata sulla versione greca di Fileta,  che vide la stampa due volte: una alla fine del quindicesimo secolo, in caratteri gotici (evidentemente in Germania) e una nel diciassettesimo (probabilmente in Spagna). Entrambe le edizioni sono prive di qualsiasi segno di identificazione e possono essere localizzate nel tempo e nello spazio solo in base a considerazioni riguardanti il tipo di stampa. L'opera, sia in latino che in greco, venne posta nell'Index Expurgatorius sin dal 1232 da papa Gregorio IX, cui era stata mostrata la traduzione di Wormius. A quell'epoca, l'originale arabo era già andato perduto, come mostra la prefazione alla prima versione latina (vi è tuttavia un vago indizio secondo cui una copia segreta sarebbe apparsa a San Francisco in questo secolo, e sarebbe andata distrutta nel famoso incendio del 1906 e che fu proprio la sua distruzione la causa scatenante dell’incendio).
Nessuna notizia si ebbe più della versione greca (che fu stampata in Italia fra il 1560 e il 1570) fino al resoconto del rogo cui fu condannato nel 1692 un cittadino di Salem con la sua biblioteca. Una traduzione in inglese fu fatta dal dottor John Dee intorno al 1580, non venne mai stampata, ed esiste solo in alcuni frammenti ricavati dal manoscritto originale delle versioni latine attualmente esistenti, una (del quindicesimo secolo) è custodita nel British Museum, mentre un'altra (del diciassettesimo secolo) si trova nella Bibliothèque Nationale a Parigi. Altre edizioni del diciassettesimo secolo sono  nella Widener Library ad Harvard, nella biblioteca della Miskatonic University ad Arkham e presso l'università di Buenos Aires. Comunque esistono certamente numerose altre copie presso privati e, a tal proposito, circola con insistenza la voce che un esemplare del testo, in caratteri gotici del quindicesimo secolo, faccia parte della collezione privata di un celebre miliardario americano. Sembra anche che, presso la famiglia Pickman di Boston, sia presente una copia del testo greco stampato in Italia nel sedicesimo secolo: se è vero, questa è comunque certamente svanita insieme col pittore R. U. Pickman, di cui si sono perse le tracce dal 1926. Che dire dopo tutto questo? Il libro esiste o è esistito e levo tutta la falsa produzione odierna. Lo immagino Lovercraft, nella biblioteca lasciatagli dal nonno, triste per i suoi lutti e la sua salute cagionevole e per sfuggire alla protezione della ossessiva madre, si isolava in biblioteca dove ha trovato un antico libro che è stato la fonte della sua ispirazione…

La Bibliotecaria
 






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