giovedì 6 agosto 2015

SOPRANNATURALE 1. Lo Spiritismo


L’elemento principe che accomuna tutte le religioni sviluppatesi nei millenni è la convinzione del ricongiungimento, dopo la morte, ad una dimensione divina, ultraterrena, capace di assicurare la sopravvivenza del nostro spirito. Molti sono stati i tentativi compiuti dall’uomo nel corso dei secoli per mettersi in contatto con le anime che hanno già compiuto il grande passo. Solo con la liberalizzazione del sapere la cultura moderna ha sganciato le pratiche occulte da quell’aurea demoniaca che la dottrina cristiana aveva arrecato loro e proprio in virtù di questo trovò luce il cosiddetto spiritismo, l’evocazione dei defunti. Dottrina filosofica è lo Spiritismo apparso nel 1857 in Francia, codificato da Allan Kardec (pseudonimo del pedagogista francese Hippolyte Léon Denizard Rivail) all'interno di cinque libri: Il libro degli Spiriti (una serie di domande e risposte, una trascrizione di dialoghi stabiliti tra Kardec e svariati spiriti), Il libro dei Medium (studio sperimentale ed investigativo della dottrina dello spiritismo, presentata come un orientamento teorico-metodologico capace di spiegare un ordine di fenomeni disprezzato dalla scienza: i cosiddetti fenomeni spiritici o medianici), Il Vangelo secondo gli Spiriti (spiegazione delle massime morali di Cristo, la loro concordanza con lo spiritismo e la loro applicazione ai diversi casi della vita), Il Cielo e l'Inferno (racconti su questi luoghi) e La Genesi (incontro tra elemento spirituale ed elemento materiale che crea fenomeni speciali a cui non si crede perché si ignorano le leggi che li governano). Nelle sue ricerche, Kardec, osservò una serie di fenomeni e formulò l'ipotesi che essi potessero essere attribuiti solamente a intelligenze incorporee ovvero agli spiriti. Le comunicazioni spiritiche avverrebbero grazie all'intervento di un medium, ossia una persona con particolari doti sensoriali che fungerebbe da mediatore fra spiriti e viventi, durante la cosiddetta seduta spiritica. Nel 1858 Kardec fondò la Revue Spirite, organo principale del movimento spiritista. Poco tempo dopo, su richiesta degli amici, egli creò a Parigi la Società di Studi Spiritistici. Si impegnò molto nel diffondere le sue idee, combattendo i detrattori dello spiritismo e i ciarlatani che tentavano di screditare il movimento. Tutto l'insieme pratico e filosofico che ancora oggi costituiscono le linee principali del credo spiritista è contenuto nelle opere che Allan Kardec ci ha lasciato. Egli osservò i fatti, le sedute, i medium e scoprì  che, come per gli uomini, anche tra gli spiriti esiste una scala di conoscenze e di sapienza; quindi studiò i messaggi che, per il loro contenuto di alto livello, rivelavano la presenza di un'entità superiore. Le altre comunicazioni, che lasciavano trasparire paura, confusione, attaccamento al mondo materiale, o alle volte anche la burla o la disperazione, furono messe da parte come opera di spiriti negativi. Ci sono due diversi ambiti dello spiritismo. Il primo è appunto la seduta spiritica. Essa è la una riunione di persone, tra cui un medium, che vogliono entrare in contatto con entità spirituali, allo scopo di rivolgere loro domande specifiche. È però indispensabile rispettare particolari rituali, accorgimenti complessi e tecniche di evocazione che richiedono competenza e precauzione. Il secondo ambito è detto channeling; questo richiede la presenza di un canale (channel) capace di ricevere le informazioni da entità superiori. Qui un individuo entrerebbe in contatto mentale, intuitivo o telepatico con un'altra entità cosciente, non presente in forma fisica. Ma le pratiche dello spiritismo hanno delle insidie. Alcuni sostengono che nelle sedute spiritiche le persone non parlano con i loro cari morti, ma si illudono di avere parlato con essi. Hanno inconsapevolmente parlato con delle entità demoniache, le quali conoscono i particolari della vita delle persone morte evocate e sono quindi in grado di imitarle alla perfezione. Il fine che si prefiggono questi spiriti cattivi è quello di sedurre i viventi e di assoggettarli a loro. La Bibbia per questo ha sempre condannato qualsiasi forma di spiritismo. Dio ha detto: "Non si trovi in mezzo a te chi fa passare suo figlio o sua figlia per il fuoco, né chi esercita la divinazione, né astrologo, né chi predice il futuro, né mago, né incantatore, né chi consulta gli spiriti, né chi dice la fortuna, né chi interroghi i morti, perché tutti quelli che fanno queste cose sono in abominio all'Eterno" (Deut. 18:10-12), ed anche: "Non vi rivolgete agli spiriti, né agli indovini; non li consultate, per non contaminarvi per mezzo loro. Io sono l'Eterno, l'Iddio vostro" (Lev. 19:31). Non si tratta di un gioco, di cose a cui approcciarsi con leggerezza. Infatti, come dice Padre Gabriele Amorth, noto esorcista della diocesi di Roma, i rischi per i partecipanti ai rituali sono reali: avere l’illusione di parlare con un proprio caro ormai defunto può scioccare profondamente, soprattutto in soggetti emotivi e sensibili. E poi è possibile che, aprendo le porte, alle sedute spiritiche entri anche il Diavolo. E’ l’intervento demoniaco che procura disturbi malefici, fino ad arrivare alla  possessione diabolica dei partecipanti al rito spiritista.



La Bibliotecaria




 

 

mercoledì 5 agosto 2015

LIBRI ANTICHI 4. La Pergamena della British Library


Una pergamena in siriaco (lingua parlata al tempo di Gesù e appartenente al gruppo dell’aramaico orientale) del 570 d.c., custodita alla British Library, la biblioteca nazionale del Regno Unito, racconta la storia più importante del genere umano. Il legame tra Gesù e Maria Maddalena e la loro progenie. L’ignoto autore del documento riporta due nomi, Joseph e Aseneth. Tale libro proveniva da un monastero egizio e venne acquistato nel 1847 dal British Museum che lo conservò nel suo archivio dove alcuni studiosi lo riportano alla luce. Venne tradotto e redatto in ventinove capitoli dove si racconta la storia del giovane Joseph, considerato dal faraone d'Egitto, il figlio di Dio. A vent’anni Joseph sposa Aseneth da cui ha due figli, un maschio e una femmina, Manasseh ed Ephraim. I nomi sono differenti ma il collegamento con le figure cristiane è fin troppo scontato e il dubbio sulla distorsione dei nomi al fine di occultare la vicenda è molto alto; basti pensare che fine hanno fatto i vangeli apocrifi. Ma non solo, i nomi di Joseph e Aseneth sono presenti in altri monoscritti e documenti che conducono ad un matrimonio di un uomo che tutti aspettavano come il Salvatore e che si innamoro' di una donna peccatrice che lui stesso salvo' da una lapidazione. Maria Maddalena è da sempre stata una delle figure cardine della cristianità popolare, anche leggendo i Vangeli di Marco, Luca, Matteo e Giovanni, si può notare come Maddalena aveva un ruolo da protagonista nella vita di Gesù. Sempre presente nei momenti più importanti, crocifissione, sepoltura e scoperta della tomba vuota; a lei si rivolge Gesù dopo la sua resurrezione ed inoltre lava il corpo di Cristo, cosa consentita solo alle mogli. Nel testo della British Library si afferma che alla morte di Gesù, alla Maddalena venne data l’Eucarestia, il pane e il calice della vita. Ad avallare tale ipotesi, le dichiarazioni della docente di Harvard, Karen L. King che, due anni fa, aveva annunciato la scoperta di un frammento di papiro nel quale si leggeva: “E Gesù disse loro: mia moglie…”. Molti i testi o parti di essi che nei secoli hanno testimoniato questo avvenimento. Nel Vangelo di Filippo (versetto 55), ad esempio, leggiamo queste parole. «La compagna di Cristo è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e la baciò più volte sulla bocca. Le altre donne, vedendo il suo amore per Maria, gli dissero: “Perché ami lei più di tutte noi?”. E ancora oggi sempre più studiosi, appartenenti ad eminenti università, si stanno dedicando a questo mistero e chissà su quali scaffali polverosi e in scatole o faldoni stanno aspettando documenti chiave ancora tutti da scoprire e studiare.
 
 
 
 
La Bibliotecaria

LIBRI ANTICHI 3. Le Serpent Rouge


C’è un libricino leggero ma pesante: "Le Serpent Rouge". Il Serpente Rosso è un libro criptico composto da tredici pagine. Esso è stato scritto da tre uomini, Pierre Feugère, Louis Saint-Maxent e Gaston De Koker, nell'ottobre del 1966 e poi pubblicato il mattino del 17 gennaio 1967 a Pontoise, comune a nord-ovest di Parigi. Il 6 marzo 1967 furono trovati morti Louis Saint-Maxent e Gaston De Koker: impiccati nello stesso giorno. Il 7 marzo 1967 fu trovato impiccato anche Pierre Feugère. Forse essi erano degli iniziati appartenenti al cosiddetto "Priorato di Sion”, che avevano rivelato cose segrete riservate strettamente ai suoi membri.
Il Priorato Di Sion fu probabilmente fondato a Gerusalemme nell'anno 1090, in occasione delle prime crociate e per volontà di Goffredo di Buglione, duca della Bassa Lorena, che, grazie alla sua difesa contro i musulmani, venne chiamato “Difensore del Santo Sepolcro”.
Lo stesso Goffredo avrebbe poi fondato l'Ordine dei Templari, come braccio armato del Priorato di Sion.Tra i sommi priori facenti parte del Priorato di Sion figurerebbero personaggi molto noti, tra i quali: Leonardo da Vinci (interpretazione esoterica dell’Ultima Cena), Isaac Newton, Sandro Botticelli, Victor Hugo, Claude Debussy e Walt Disney (tributo con La bella addormentata nel bosco), solo per citarne alcuni. Ancora oggi esisterebbe questa antica e misteriosa organizzazione che sarebbe nata per proteggere la discendenza di Gesù e il suo segreto: i membri ritengono che Gesù non sia morto in croce bensì, sostenuto e aiutato dai suoi fedelissimi, si sarebbe trasferito in Francia (Linguadoca) insieme a Maria Maddalena e proprio dai loro figli avrebbe avuto origine la dinastia Merovingia e Carolingia (ovvero quelle di Pipino, Carlo Martello, Carlo Magno). E una tradizione esoterica dice che Goffredo di Buglione era discendente dei Merovingi e, quindi, di Cristo e della Maddalena.
Le Serpent Rouge nasconderebbe, tra le sue incomprensibili parole, proprio questa storia. Esso è composto di versetti criptici dove ogni capoverso è dedicato ad un segno zodiacale. Dodici capitoli più uno, in tutto tredici, in quanto è stato aggiunto il segno zodiacale del Serpentario, più noto come Ofiuco. Ci sono, inoltre, le immagini della Chiesa di Saint-Germain De Près e delle tombe di re merovingi scoperte in essa, la genealogia merovingia, la Gallia del 511 e del 632, la Chiesa di Saint Sulpice con la sua pianta e indicazioni astronomiche. Leggendo il libro, (
http://priory-of-sion.com/pos/img/leserpentrouge.pdf), si noterà come questi versi non hanno quasi significato. Ma il linguaggio di essi è sicuramente criptato e in stretta connessione con lo stesso segreto di Rennes-Le-Chateau. Questo l’ordine dei segni zodiacali e delle loro posizioni astronomiche a creare una sorta di mappa per ritrovare un leggendario tesoro: Acquario (si parla subito di manoscritti probabilmente antichi e ora rimessi insieme dopo molto tempo, ritrovarsi forse da Saunière; poi del bianco e del nero, segni di simbologia templare e alchemica); Pesci (si parla dell’autore di questi manoscritti, probabilmente Salomone. Il suo è un sigillo celebre, il luogo sembra quello del tempio a Gerusalemme e il demone Asmodeo, che ritroviamo nella chiesa di Rennes- Le-Chateau fu costretto a costruirglielo); Ariete ( si parla di un pellegrinaggio, forse lungo molto tempo e di una Regina di un regno scomparso, probabilmente Maria Maddalena. Il Filo di Arianna potrebbe riferirsi ad un labirinto); Toro (chiaro riferimento a una mappa, guardando il cielo. Le 64 pietre forse si riferiscono al pavimento della chiesa di Rennes-Le-Chateau o a delle stelle); Gemelli (continuano le istruzioni della mappa e il doppio riferimento, regale e di forma, della corona e dell’anello); Cancro (certo riferimento alla chiesa di Rennes-Le-Chateau); Leone (per me qui la descrizione di un luogo sotterraneo); Vergine (riferimento a due artisti con elementi esoterici. Qui chi ha saputo interpretare i versi precedenti ha già trovato il luogo in questione); Bilancia (ancora numeri e luoghi, 14, 35, casa diroccata, croce di creta e un continuo riferimento a dei cavalieri); Scorpione (riferimenti chiari alla Chiesa di Saint Sulpice. Sembra quasi un rito di iniziazione); Ofiuco o Serpentario (verso chiave a mio parere; si maledicono i profanatori, ovvero quelli che vogliono arricchirsi bassamente e non conoscere la verità fine al suo significato; si parla del segreto del sigillo di Salomone e quindi dello scritto in sé e si parla di un mondo nascosto, probabilmente sotterraneo e labirintico); Sagittario (alcuni elementi di versi precedenti e di qui sembrano quasi descrivere scene apocalittiche; ma la spiegazione potrebbe essere di natura astronomica); Capricorno (sembra quasi che gli autori si siano pentiti di aver parlato e cercano di ridurre tutto a un sogno). Interessanti anche le immagini del libro e soprattutto le prime tre. Lo stemma Lene Buxeum - Eous Scaphae con un vaso che rovescia il suo contenuto e un cavallo che osserva attentamente senza mostrare il suo cavaliere. La scritta si riferisce a etimologie di luoghi legati alla linea gnostica e al sigillo di Salomone. Lene è un fiume che scorre a Magalas, comune francese nella Linguadoca; Buxeum è l'etimologia di Belcastel-et-Buc, altro comune della zona; Eous riprende Ens, villaggio nei Pirenei Orientali e Eous è anche, nella mitologia greca , il nome di uno dei cavalli del Sole che denota l'oriente, l'aurora, la mattina; Scaphae potrebbe essere Escapat di Villeneuve-Minervois sempre comune della Linguadoca o la parola latina barca/scialuppa di salvataggio. Altre immagini presenti sono il logo dei Rosa-Croce che troviamo ricorrente anche nella chiesa di Rennes-Le-Chateau e quel pensatore appoggiato con il gomito alla colonna che, guardando i quattro cubi numerati, ci ricorda cosa bisogna continuare a fare: ricercare per capire.




La Bibliotecaria






 

martedì 4 agosto 2015

PIANTE, ERBE E POZIONI 2. La Mandragora


In una delle tante pagine miniate del prezioso codice Dioscurides Neapolitanus compare una pianta avvolta in un alone di mistero: la Mandragora. Il prezioso scritto ci testimonia l'opera di Pedanio Dioscoride, medico greco vissuto nel I sec. d.C. e rappresenta quasi un moderno manuale in cui si parla dell'efficacia terapeutica delle sostanze naturali animali, vegetali e minerali. Da notare la forma antropomorfa disegnata per rappresentare la mandragora e le sue radici, addirittura nella variante maschio e femmina.
La mandragora è una pianta appartenente alla famiglia delle Solanaceae. Ci sono due varietà: quella autunnale (fiori viola azzurri) e quella primaverile (fiori bianchi rosa). E’ perenne, alta circa 15 cm con una grande radice fusiforme e ramificata.  E’ una pianta senza fusto, spontanea ma rara, che cresce lungo le siepi, in campi aridi e incolti. Non è commestibile in quanto contiene alcaloidi tossici che provocano alterazioni cardiache, nausea, diarrea, allucinazioni, delirio e confusione mentale. La storia della mandragora attraversa i secoli, i libri e le leggende e proprio la forma “umana” della sua radice le ha affibbiato poteri soprannaturali ed esoterici in molte tradizioni popolari. La mandragora costituì uno degli ingredienti principali per la maggior parte delle pozioni antiche. La leggenda narra che all’origine della mandragora c’era un uomo impiccato ingiustamente che nel momento della morte lasciò cadere sul suolo il suo seme, da cui prenderebbe vita la discussa pianta. Proprietà anestetiche e antitetaniche, virtù afrodisiache e rimedi per sterilità erano solo alcune delle qualità magiche attribuite ad essa. Magia e alchimia, che come sempre si incontrano, hanno a lungo utilizzato la mandragora nel Medioevo, considerando la pianta un incrocio tra regno vegetale e regno animale. Essa è l’anello di incontro tra l’animato e l’inanimato. La pozione magica più famosa che ha come ingrediente la mandragora è quella per alleviare i dolori delle gestanti. La radice va posta in una ciotola di latte fresco sotto al letto della paziente e nutrita ogni giorno con due gocce di sangue. Oltre alle sue virtù, vere o presunte, rimane comunque il fatto che essa è una pianta tossica e potenzialmente mortale. Già nell’antichità era considerata letale tanto che iniziò a girare la leggenda del pianto della mandragora, pianto di un demone ritenuto in grado di uccidere un uomo e per tale motivo c’era un vero e proprio cerimoniale (eseguito la notte tra venerdì e sabato, con danze, litanie e senza vento in volto) per estirpare la pianta. Si usava tracciare tre cerchi con un ramo di salice attorno ad essa, legarla con un filo nero e allacciarlo al collo di un cane, in modo che il maleficio del demone colpisse l’animale, consentendo così al proprietario di cogliere indisturbato la mandragora. Una volta colta era possibile utilizzarla in varie maniere: per conciliare il sonno date le sue virtù soporifere, come portafortuna in amore, come calmante per i dolori del corpo associata ad altre erbe medicali, come base per unguenti, ricette e pozioni. Io tempo fa riuscii ad entrare in possesso dei semi di mandragora, li piantai, ma non mi nacque nulla purtroppo. Ci riproverò in futuro. Che la pianta abbia delle virtù questo è innegabile, per tutto il resto che si racconta che ognuno creda a ciò che vuole.



La Bibliotecaria